Garbata, sottile, di gran classe. Un mix irresistibile di contaminazioni, un contrasto che fa di lei un personaggio tutto da scoprire. Anche se fisicamente non potrebbe essere più diversa, il suo stile musicale ed il timbro della voce assomigliano parecchio a quelli di Lady Day. Una voce calda e malinconica quella di Madeleine Peyroux che rievoca l' atmosfera fumosa e nostalgica di un bistrò parigino. Il suo repertorio attinge a vecchi standard jazzistici di "regine" come Bessie Smith, Billie Holiday e Nina Simone, e di artisti, cari alla cultura francofona, come Edith Piaf, Serge Gainsbourg e Leonard Cohen., il tutto accompagnato da una strumentazione scarna ma di profondo impatto.
Madeleine Peyroux , classe 1973, è originaria della Georgia; cresce tra la California, Brooklyn e Parigi, dove scopre già da adolescente una vera passione per la musica frequentando il Quartiere latino, dove ha modo di conoscere numerosi artisti di strada che la iniziano al mondo del jazz. Comincia così ad esibirsi per le vie della capitale affascinando il pubblico col suo timbro sensuale.
Madeleine Peyroux , classe 1973, è originaria della Georgia; cresce tra la California, Brooklyn e Parigi, dove scopre già da adolescente una vera passione per la musica frequentando il Quartiere latino, dove ha modo di conoscere numerosi artisti di strada che la iniziano al mondo del jazz. Comincia così ad esibirsi per le vie della capitale affascinando il pubblico col suo timbro sensuale.
Nel 1996, di passaggio a New York, viene notata da un produttore discografico che le propone di registrare il suo primo album, "Dreamland", accanto a musicisti della scena di New York come Cyrus Chestnut, Leon Parker, Vernon Reid e Marc Ribot. Il disco, che attinge dal repertorio folk e country, vende 200.000 copie. Baciata dal successo però Madeleine sparisce. Otto anni di silenzio, non tanto voluti o motivati da crisi artistiche, bensì obbligati dal fatto che il jazz non andava; Madeleine si stabilisce in Europa, a Parigi. Qui lavora assiduamente come artista di strada, ritrovando la sua dimensione naturale, poichè i tempi per un suo rientro non sono maturi.
Poi ci fu lei, la rivoluzione Norah Jones, che trascina violentemente gli occhi del mondo su di lei e sul jazz, un genere che sembrava poter essere solo d’élite; dopo Norah ne sono venuti tanti (vedi Micheal Bublé, Diana Krall), e fra loro c’è anche Madeleine Peyroux,.
Ri-scoperta dalla Rounder Records nel 2003 pubblica "Got you on my mind", che la porta ad esplorare non solo più il jazz, ma anche un repertorio pop-rock, sempre con la stessa chiave retrò, in cui mette in mostra uno stile personale e coinvolgente seppur sempre legata alle sonorità della grande Billie Holiday.
Poi ci fu lei, la rivoluzione Norah Jones, che trascina violentemente gli occhi del mondo su di lei e sul jazz, un genere che sembrava poter essere solo d’élite; dopo Norah ne sono venuti tanti (vedi Micheal Bublé, Diana Krall), e fra loro c’è anche Madeleine Peyroux,.
Ri-scoperta dalla Rounder Records nel 2003 pubblica "Got you on my mind", che la porta ad esplorare non solo più il jazz, ma anche un repertorio pop-rock, sempre con la stessa chiave retrò, in cui mette in mostra uno stile personale e coinvolgente seppur sempre legata alle sonorità della grande Billie Holiday.
Anche il suo terzo album "Careless love" seduce ed emoziona. Vengono qui proposte canzoni proprie e cover di autori famosi come la versione di Dance Me To The End Of Love di Leonard Cohen, o You’re Gonna Make Me Lonesome When You Go di Bob Dylan – solo per citarne alcune.
"Half the perfect World", arriva nel 2006 e propone un analogo mix di cover (Tom Waits, Joni Mitchell) ed originali, ottenendo riscontri di critica notevoli, mentre il suo ultimo "Bare Bones" è, al solito, un disco raffinatissimo, impreziosito da arrangiamenti millimetrici e dalla stupenda voce di lei, sempre misurata e caldissima. Il disco è forse un po’ più virato al pop rispetto ai precedenti, ma non trascura le sonorità jazz, blues e country, che ne sono l'aspetto musicale più interessante.